No, non si tratta di un errore di digitazione.
E non si tratta nemmeno di un commento polemico e allarmistico all’ennesimo nuovo decreto.
Eppure è la realtà: sono in tanti i bambini che dovranno ELABORARE IL LUTTO DELLA PERDITA perché non vedranno più la loro scuola riaprire le porte.

E non le vedranno MAI PIU’ aprire.

Si tratta dei bambini delle ultime classi:

quelli nella delicata fase di passaggio tra nido e scuola dell’infanzia, quelli tra la scuola dell’infanzia e primaria e anche quelli tra la primaria e la secondaria.
Naturalmente anche i più grandi dovranno affrontare le stesse emozioni ma nell’età del passaggio tra le medie e le superiori le capacità cognitive dei ragazzi consentono una elaborazione che può maggiormente essere guidata da una narrazione dei significati e dei contenuti. Cosa che via via che si scende in età anagrafica diventa sempre meno efficace e bastevole.

Abbiamo detto ai bambini che sarebbe andato tutto bene (#andràtuttobene ?)…

Abbiamo disegnato arcobaleni (che forse servivano più a noi adulti)…

Abbiamo sapientemente mantenuto attiva la relazione con le maestre come fosse un filo delicato e indispensabile alla crescita emotiva, relazionale e psicologica dei nostri bambini.

E abbiamo fatto bene.
Ma adesso?

Che fine farà questo filo tra un mese? Come si gestisce la “fase 2 del legame”?
In epoca ante-covid19 le maestre con più o meno anticipo, più o meno dedizione accompagnavano i bambini alla consapevolezza che, arrivato maggio dell’ultimo anno, ci si stava avvicinando ALLA FINE di qualcosa.
E poi c’era il sacro rito di chiusura: la transizione scandita da recite, canzoni, regali, abbracci, saluti e anche lacrime. Tutte le emozioni in circolo trovavano un contenitore, tutte le sensazioni trovavano una significazione: si diventa grandi, si perde qualcosa e si va incontro a qualcos’altro.

E oggi?

Mentre siamo tutti assorbiti dalle notizie epidemiologiche;
Mentre gestiamo la voglia/bisogno/paura di tornare alla vita “come prima” nella consapevolezza che il “come prima” non ci sarà più;
mentre la didattica a distanza, insieme allo smart-working rubano il tempo alle routine domestiche;
mentre ci prodighiamo per mantenere il contatto con le maestre,
succede che il tempo dei sorrisi, delle lacrime, degli abbracci, delle paure e delle strane sensazioni di fine anno è arrivato e noi non abbiamo il contenitore per accogliere e gestire insieme ai nostri figli tutto questo.
Niente ha più un suo posto.

Chi lo spiega ai bambini?
Chi lo spiega a ciascun bambino che la cartellina con i lavoretti, gli stivaletti della pioggia, il quaderno e tutte le altre piccole cose che sono rimaste a scuola in attesa della riapertura, non sono più lì a tenergli il posto per quando tornerà?

Come si spiega che il primo giorno di scuola li porteremo davanti a un cancello nuovo, ad incontrare un nuovo adulto da chiamare maestra e a cui affidarsi…di cui fidarsi per anni?

Chi glielo dice che a inizio quarantena noi adulti mentivamo non sapendo di mentire?

Come si spiega che quel suo gruppo di amichetti non condividerà più 8h al giorno tutti i giorni?
Come si aiutano i bambini ?
Chi li deve aiutare?

E’ una responsabilità che devono prendersi gli adulti, nonostante le incertezze per il futuro.

Il genitore non può adagiarsi nella sensazione che “mio figlio è sereno, gioca è tranquillo e non gli manca nulla”: lasciare che il bambino capisca da solo è un rischio che è tanto più grande quanto più è piccolo il bambino.
E la maestra non può procrastinare pensando che cercherà di fare il suo meglio fino all’ultimo e poi…si vedrà.

Genitori e insegnanti, in questo momento come non mai, hanno assoluta necessità di coordinarsi e collaborare

Nella normalità delle cose la fine della scuola coincide con l’inizio delle vacanze: la scuola chiude e i bambini restano a casa. Quest’anno cosa differenzierà l’ultimo giorno di scuola dal primo di vacanza?

Sia chiaro, non per tutti i bambini delle ultime classi sarà un trauma! Ma per qualcuno questa perdita, se priva di contenimento, potrebbe lasciare strascichi emotivi da non sottovalutare.

Pensiamo ai bambini che contestualmente stanno affrontando il lutto per aver perso un genitore, un nonno o un’altra figura importante (a causa del Covid19 o in precedenza).

Pensiamo a quei bambini che si ritrovano in mezzo ad una separazione o un divorzio.

Pensiamo ai bambini con deficit dello sviluppo cognitivo e/o relazionale.

Ma non sottovalutiamo anche tutti gli altri bambini, quelli che non hanno fragilità evidenti.
Sapere che non ritroveranno il loro esclusivo contesto fuori casa potrebbe non essere così indolore.

Come può la maestra farsi carico della comunicazione?
come fa il genitore a monitorare INSIEME all’insegnante come il proprio figlio sta metabolizzando la notizia?
Come fa ciascuna maestra a scegliere il momento, il tono, le parole giuste senza poter avere il bambino davanti a sé?
Dove finisce per una maestra  IL PROPRIO BISOGNO di salutare “i suoi” bambini dopo averli aiutati a crescere per anni? (per non parlare alle insegnanti che vanno in pensione…)
Maestre e bambini non avranno una seconda chance, organizzare un evento dopo l’estate che funga da rito di chiusura a ridosso del nuovo inizio in un’altra scuola può essere più dannoso che altro. E allora cosa si fa?

Come sempre il problema sta nella relazione e la soluzione anche.

Ai bambini serve una rete (contenitiva) e devono costruirla genitori e insegnanti insieme. Nulla di più difficile in generale e in particolare in questo momento in cui non ci si incontra, non ci si parla molto.
Gli insegnanti devono poter accedere a ciò che i genitori vedono del proprio figlio: mamme, siate gli occhi e le orecchie delle mastre!
Una maestra che sa (dal genitore) che rappresentazione ha il bambino della “fine scuola” potrà veicolare meglio il messaggio di chiusura (con tanto di spiegazione su eventuali feste di rito, saluti etc) .

Le insegnanti non potranno essere efficaci come nell’epoca pre-covid19 senza il vostro aiuto. 
Genitori, aiutate le maestre a sintonizzarsi con i vostri bambini. Ricordate che VOI siete il LUOGO di incontro tra maestre e bambini.  

 

 

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Sei un genitore e vuoi chiarirti le idee su cosa sia meglio fare per tuo figlio?

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dott.ssa Paola Marangio
psicologa psicoterapeuta mediatrice familiare
paolamarangio@gmail.com

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