– di Tiziana Barchiesi –

L’adolescenza è un passaggio molto importante del ciclo vitale di una persona. I nostri figli si trovano ad affrontare contemporaneamente cambiamenti sia fisici che emotivi, e la spinta neurobiologica che sottende questi cambiamenti influenza la loro capacità di reagire allo stress.

Nei giorni di lockdown le famiglie con adolescenti hanno vissuto esperienze di convivenza caratterizzate sia da momenti piacevoli, che da momenti  di grande tensione emotiva, che hanno messo in crisi il sistema familiare.

La chiusura delle scuole e i divieti sociali, arrivati in modo inaspettato e improvviso, hanno determinato una rivoluzione nei ritmi quotidiani. Tempo, spazi e relazioni sono stati stravolti.

L’allentamento delle misure di prevenzione sanitaria, esperite nell’estate, hanno permesso ai ragazzi di riappropriarsi di contesti relazionali al di fuori della famiglia, in molti casi tutto ciò ha determinato una diminuzione della tensione e del conflitto intrafamiliare.

Oggi purtroppo ci troviamo di fronte ad un nuovo lockdown. Da ieri anche la Toscana è diventata zona rossa e quantomeno per un po’, almeno quindici giorni, dovremo rimanere confinati in casa.

La maggior parte degli adolescenti da giorni ha ripreso a frequentare la scuola grazie alla didattica a distanza, mentre i ragazzi di prima media continueranno le lezioni in presenza.

Questi continui cambiamenti, caratterizzati da confusione e incertezza, mettono a dura prova non solo gli adolescenti ma anche tutti i componenti della  famiglia. I ragazzi però ne risentono più degli adulti e in questo la neurobiologia ci aiuta a capire il perché.

Basti pensare che il cervello di un adolescente è in continua evoluzione, gli emisferi celebrali modificandosi accedono a funzioni cognitive sempre più complesse. La curiosità esplorativa è tipica della fase adolescenziale, i ragazzi si aprono a nuove esperienze di vita, sperimentano cose mai fatte prima. Questa grande apertura, si accompagna però ancora ad una immatura capacità di valutare appieno le proprie azioni, esponendosi anche a situazioni di pericolo.

Detto ciò proviamo a calarci nei panni dei nostri ragazzi. Pensiamo come potremmo sentirci di fronte a tante limitazioni sociali che arrivano proprio nel momento in cui la spinta biologica ci porta verso l’apertura, verso la sperimentazione, verso un desiderio sempre maggiore di condivisione con il gruppo dei pari. Immaginate quali e quanti sentimenti di rabbia, frustrazione e tensione  si generano in loro. Non poter uscire, o doversi accontentare di un contatto online con gli amici può determinare un profondo disagio emotivo.

Per non parlare dei legami di amore che per gli adolescenti hanno bisogno di un continuo contatto fisico e di continue conferme.

Fortunatamente non trovandoci di fronte ad un lockdown totale alcuni ragazzi possono ancora avere spazi dove sperimentare la loro autonomia e dove godere della forza del gruppo dei pari.

La precarietà delle regole sociali che cambiano di settimana in settimana, inevitabilmente però pone anche l’adolescente di fronte alla paura, non tanto del contagio, ma della possibilità di perdere la propria libertà di azione relazionale.

Tutto questo genera tensione, scoppi di rabbia, non rispetto delle regole, ma anche noia, tristezza  e chiusura sociale. I ragazzi per affrontare lo stress legato alla pandemia possono reagire in modo molto diverso o passare da uno stato all’altro.

Cosa può fare un genitore?

Innanzitutto è fondamentale che il genitore abbia ben chiaro che tutti gli strumenti tecnologici, in modo particolare il cellulare, rappresentano uno strumento di continuità delle relazioni e che ora più che mai i ragazzi ne sentiranno un bisogno smodato. Ovvio che non bisogna mai abbassare la guardia rispetto al pericolo intrinseco dello strumento stesso e di come possa aprire la porta ad una possibile dipendenza.  L’importante è riuscire ad educare i ragazzi ad un uso consapevole e orientato della tecnologia.

Parole d’ordine saranno condivisione e rispetto. Condivisione di esperienze, avere più tempo da trascorrere con i figli significa anche avere la possibilità di conoscerli di più. Di scoprire ad esempio che quei giochi che ai nostri occhi sembrano così sciocchi, in realtà sono interessanti e meno violenti o pericolosi di quello che pensavamo.

Farci guidare, se lo vorranno, nel loro mondo, conoscere i loro video preferiti, la loro musica e perché no, fargli conoscere la nostra, che sicuramente alle loro orecchie apparirà così retrò.

E poi rispetto. Rispetto degli spazi, quella che per noi è solo una cameretta per loro è il loro mondo. Riuscire a rispettare spazio e tempo di incontro con i loro amici sarà fondamentale. Ricordiamoci che per gli adolescenti la dimensione della privacy è una conquista evolutiva, il loro cervello necessita di spazi definiti dove creare il loro modo di essere e di vivere che li diversifica dagli altri.

Infine è fondamentale che i genitori si ricordino di essere sottoposti loro stessi ad esperienze stressanti; la preoccupazione, l’incertezza, la precarietà influenzano l’equilibrio psichico ed emotivo. La qualità della comunicazione  risente della tensione interna e della tensione che spesso si genera tra i coniugi.  E’ importante riuscire a capire quanto di questa tensione rischia di essere riversata sui figli invece che essere risolta all’interno del legame coniugale.

Buona norma è cercare di proteggere quanto più possibile una buona comunicazione affettiva con i ragazzi, perché una buona comunicazione diventa protettiva non solo del legame genitore – figli, ma anche rispetto agli elementi stressanti legati alla pandemia.

No responses yet

Lascia un commento

Wordpress Social Share Plugin powered by Ultimatelysocial