– di Lena Vuono –

Sine amicitia vitam esse nullam”: senza amicizia la vita non è nulla.

Con queste parole l’oratore romano e principe del foro Cicerone ci regalava una delle immagini descrittive più realistiche e profonde per definire questo legame tanto unico quanto speciale che unisce e arricchisce persone dall’animo affine.

L’amicizia è dappertutto e la sua essenza è data dalla spinta a volersi bene.

Non è il risultato di complessi meccanismi intellettivi ma un’inclinazione naturale: semplicemente ci si riconosce e si comincia a camminare fianco a fianco illuminandosi l’uno con la luce dell’altro, sostenendosi nelle difficoltà, e aspettandosi se uno dovesse rimanere indietro.

Certo “bisogna mangiare molti moggi di sale insieme perché si raggiunga la piena intesa nell’amicizia” e riconoscersi non significa essere automaticamente amici perché è necessario un lungo, a volte faticoso, processo fatto di tanti piccoli passaggi, momenti, esperienze, riti che succedendosi in maniera continuativa permettono la reciproca e profonda conoscenza.

Amicizia è quindi frutto di un insieme di “atti in divenire”, che costituiscono un allenamento continuo in cui si è impegnati alla stessa maniera e nella stessa misura ad imparare a scoprirsi l’un l’altro senza nessuna riserva.

E’ un esercizio delicato quanto laborioso, questo, però sorretto dalla volontà e dal desiderio di farsi coinvolgere, di sentire e far sentire vicinanza, che rende l’impegno stesso un piacere e permette al rapporto di saldarsi, di crescere e se coltivato, di trasformarsi nel tempo fino a durare, in alcuni casi, per tutta la vita.

L’amicizia è fatta di occasioni che possono verificarsi ovunque e comunque: si può essere, infatti, amici da bambini come da adulti, fra compagni di scuola come fra colleghi, fra coinquilini o volontari; può assumere, in sostanza, vari volti e specificità differenti nel modo di essere vissuta e non esiste una forma di amicizia perfetta, esistono, però, circostanze, tempi, luoghi  caratteristiche personali che possono favorirla.

Da bambini, ad esempio, è facile che i primi rapporti amicali nascano all’interno delle aule scolastiche mediati dall’occhio guardingo degli insegnanti e non è rara l’insorgenza di legami dello stesso tipo fra vicinato; in questo caso è importante la presenza dei genitori, che frequentandosi a loro volta permettono e facilitano l’amicizia fra i figli.

Al di là del contesto di sviluppo, in questo particolare periodo della vita, l’amicizia pare assumere tratti specifici legati al genere che si ritroveranno similmente anche nell’età adulta e che riguardano il significato stesso ad essa attribuito.

Nel caso delle bambine, l’interesse verso l’altro è rivolto, infatti, alla ricerca di complicità e alla formazione di legami di unicità, che cercano di creare fin da subito scambiandosi segreti o confidenze. A volte ci riescono raggiungendo quasi una simbiosi tanto che piccole crisi o screzi possono essere vissuti come delle vere tragedie e necessitare dell’intervento degli adulti per essere gestite.

Anche l’amicizia fra donne è fatta di intimità, sostegno e supporto; di condivisione di emozioni e sentimenti!

I bambini, al contrario, sembrano essere interessati all’aggregazione, a stare fra loro con l’obiettivo di fare delle cose insieme, anche semplicemente giocare.

Allo stesso modo gli uomini molto spesso ricercano nell’amico la spensieratezza e la goliardia: pensiamo, ad esempio, ai ritrovi fra quarantenni per la famosa partita di calcetto!

Fra l’infanzia e l’età adulta esiste un periodo della vita che è l’adolescenza, in cui l’amicizia assume un’importanza fondamentale contribuendo, fra l’altro, a rendere più semplice il superamento di compiti specifici tipici di quell’età.

È ora che diventa, infatti, un legame più stabile spesso ricercato volontariamente al di fuori di contesti precostituiti. L’interesse è rivolto alla condivisione di sentimenti che vanno dalla simpatia alla solidarietà e alla fiducia e su atteggiamenti quali confidenza, riservatezza e propensione all’aiuto reciproco.

Ciò che fa scoccare la scintilla negli adolescenti è la comunanza di interessi che permette loro di stare bene insieme e di sviluppare quel senso di appartenenza tale da sentire l’altro quasi come una parte di sé.

Cosa che mantiene viva l’iniziale fiammella e fa emergere, da un lato, il desiderio di una vicinanza sempre maggiore, dall’altro quello di cominciare a sperimentarsi in situazioni nuove e a viverle insieme a chi si percepisce come simile. Esplicative in questo senso le parole di Gianrico Carofiglio: “…Eravamo tre amici, avevamo quindici anni e passare il tempo ai tavolini di un bar, immersi in discussioni interminabili – gli argomenti andavano dallo sport alle ragazze, dalla politica ai libri – ci faceva sentire uomini”.

Oltre però all’esistenza di interessi comuni che possono anche costruirsi man mano che si prosegue nel cammino, recentemente sono state condotte delle ricerche allo scopo di mettere in luce la relazione fra il possesso di alcune caratteristiche e la maggiore probabilità di diventare amiche per le persone che le posseggano.

Secondo la psicologa canadese Lisa DeBruine ad esempio, l’amicizia è istintivamente favorita dalla somiglianza fisica. Alla base della sua tesi, la credenza che essere simili fisicamente corrisponda alla possibilità di esserlo anche geneticamente, cosa che sarebbe motivo di rassicurazione e renderebbe più facile il rispecchiamento e la rappresentazione di sé nell’altro, quindi la disponibilità a dare e ricevere fiducia. Rintracciabile in questo concetto, il principio secondo cui sarebbe impossibile affidarsi e mostrarsi a chi anche davanti ai proprio occhi appare estraneo!

Sempre di somiglianza parla anche uno studio della University of California, riferendosi però a quella di percezione, interpretazione e reazione all’ambiente circostante. Così le persone che intendono e rispondono al mondo in modalità simile avvierebbero delle relazioni non solo basate sulla condivisione di pensieri e azioni ma anche sulla loro prevedibilità che consentirebbe di comunicare in modo chiaro e diretto rendendo piacevoli i rapporti e aumentando la possibilità di fare amicizia fra loro.

Quale che ne sia l’origine, l’amicizia è un sentimento “a prescindere” capace di cambiare la vita e le storie, pertanto essenziale per dare completezza e senso al proprio essere.

A ben pensare, ha la stessa radice di amare e come tale è nient’altro che voler bene a chi si ama; a chi ci è caro, senza pensare a bisogni da soddisfare o a utilità da ricevere perché è una necessità, non una convenienza.

E’ voler bene a chi si è scelto come custode di fiducia e compagno/a con cui percorrere fianco a fianco lunghi tratti o anche solo piccoli attimi di esistenza, magari quelli più privati e preziosi.

E’ intimità: su questa poggia le fondamenta e trae il suo nutrimento.

Implica condivisione: di esperienze, di “fatti”, di quelle parentesi di vita a volte dimenticate, ma che però basta una domanda buttata lì come per caso, un “ma ti ricordi quella volta che….?” per scatenare, anche a distanza di anni, pensieri, ricordi, emozioni travolgenti da cui gli altri vengono esclusi perché solo chi è amichevolmente coinvolto sa capire, allora anche le parole diventano superflue e tutto quello che importa è esserci; essere tra noi e per questo sentirsi come a casa: al sicuro.

 

Riferimenti bibliografici:

Carofiglio G., La regola dell’equilibrio, Torino, Einaudi 2018

Chiaia O., Uscire dalla solitudine dietro le nuvole, l’amicizia e l’amoreMilano, Feltrinelli 2019

Cicerone, L’amicizia. A cura di Emanuele Narducci. Milano, Bur 2020

Crepet P., Elogio dell’amicizia, Torino, Einaudi 2014

Marcolongo A., Alla fonte delle parole 99 etimologie che ci parlano di noi, Milano, Mondadori 2019

Parkinson C., Kleinbaum A. M., Wheatley T. (2018), «Similar neural responses predict friendship», Nature Communications, 9 (332)

Petter G., Amicizia e innamoramento nell’adolescenza, Firenze ,Giunti, 2007

 

Pubblicato sul sito Inscandicci.it

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