– di Paola Marangio –

“Anche tuo figlio in quarantena? Per colpa di chi?”
A volte “LA COLPA” è della maestra, a volte del compagno di classe, a volte “è colpa” di tuo figlio.

Il tempo in cui chi contraeva una malattia era preoccupato e chi gli stava intorno era dispiaciuto sembra essere solo un ricordo lontano. Oggi chi si ammala si preoccupa, si vergogna e si sente in colpa, invece chi gli sta accanto si dispiace ma si arrabbia anche.
Sta accadendo questo. Il coronavirus ci sta facendo -anche- questo.
Il covid19 ha minato la nostra fiducia nel prossimo “chissà se domani mi pentirò di questo caffè che siamo prendendo insieme, magari in questo preciso istante mi stai contagiando”.

Nella scuola queste dinamiche sono ancora più delicate.
Come rientrano in classe gli alunni dopo la quarantena fiduciaria “per colpa del compagno positivo”?
Le insegnanti, di ogni grado, si ritrovano a fare i conti con LO STIGMA. Anche nelle situazioni in cui sembra tutto filare liscio, lo stigma, la sfiducia, il senso di colpa e la rabbia aleggiano nelle classi.

I genitori non vogliono che questo accada e sperano che le maestre gestiscano la situazione.
Le maestre non vogliono che questo accada ma per gestire la situazione hanno bisogno dell’aiuto dei genitori.
Mai come in questo momento storico l’alleanza Scuola-Famiglia è stata così fondamentale.

Immaginate quanto spesso nelle case si sentano telefonate tipo questa:
“Ciao…Luca sta bene non ha sintomi. È Marco che è positivo, che sfiga proprio il vicino di banco doveva essere positivo!?
Ora ci tocca stare a casa, è un disastro! Non possiamo nemmeno far venire la babysitter come faccio al lavoro? Non mi ci far pensare, devo pure fargli fare il tampone povero Luca! Che poi non si riesce neanche a prenotarlo questo tampone, hai sentito che caos, non funziona niente in Italia e il pediatra non risponde l’avrò chiamato mille volte!
Ma la mamma di Marco non se lo poteva tenere a casa? Si vedeva che ogni tanto tossiva l’altro giorno!! Ora siamo tutti bloccati…”

Immaginate che Luca abbia 12 anni, cercate di immedesimarvi in lui e sentirete i sentimenti ambivalenti che starà provando per il suo amico Marco.
Ora immaginate che Luca abbia 3 anni e immaginate cosa gli sta succedendo al livello emotivo.

In entrambi i casi la naturale (e legittima) reazione del genitore aiuterà purtroppo Luca a sentire rabbia (insieme al dispiacere, speriamo) per il suo amico.
La quarantena durerà circa 2 settimane, è un lungo periodo e la tensione in casa può salire anche molto.
Se i genitori di Luca sono in conflitto lo saranno di più.
Se la sorellina di Luca ha meno di 6 anni dovrà restare a casa anche lei, se invece ha più di 6 anni dovrà andare a scuola e dovrà decidere se guardarsi bene dal dire ai suoi compagni che ha il fratellino in quarantena oppure dirlo liberamente (chiederà consiglio ai genitori?).
Se i genitori di Luca sono liberi professionisti dovranno alternarsi a lavoro diminuendo gli introiti della famiglia, se sono dipendenti dovranno sperare che ad uno dei due sia concesso il lavoro da casa.
Se i nonni sono uno strumento di alleggerimento emotivo per Luca, ora non possono più essere d’aiuto per tutto il tempo della quarantena.
Cambiano il mondo di Luca e quello della sua famiglia. E tutto “per colpa di Marco”.

Immaginiamo quello che accade a casa di Marco e dentro di lui , sia che abbia 12 anni sia che ne abbia 3. Quando inizierà a sentirsi in colpa per “aver costretto tutti a casa e tutti a subire il tampone?” Quando inizierà a vergognarsi o ad essere preoccupato rispetto al rientro a scuola?

Moltiplicate questo scenario per almeno 20 famiglie della classe e rimettete tutti i bimbi insieme dopo 2 settimane.
Naturalmente l’esempio di Luca e Marco non corrisponde alla realtà. La questione della “colpa” non è così netta e nemmeno così esplicita. Ma anche nei contesti più sereni la comunicazione verbale attorno alla quarantena evoca ugualmente la colpa: “in quarantena perché tizio è positivo”, d’altra parte è la realtà ma non per questo si può dire che vogliamo agire una colpevolizzazione! Eppure sta accadendo.
L’insegnante riprende la sua classe dopo 2 settimane e da dove riparte? Dalla cura della relazione e dalla cura del piano didattico, certo.

Ma se quel momento di rientro post-quarantena non è stato predisposto dal lavoro a più mani con i genitori, quello dell’insegnante sarà un lavoro molto arduo (come se già non lo fosse abbastanza in questo a.s. 2020/21)

C’è qualcosa che si può fare per prevenire lo stigma!
Soprattutto nella scuola dell’infanzia e della primaria si può davvero fare la differenza.
Voi maestre: date indicazioni ai genitori su COME e COSA comunicare ai bambini rispetto alla quarantena fiduciaria!
Usate lo psicologo della vostra scuola: non esiste una formula uguale per tutti, ma esiste un pensiero concreto da poter fare attorno alle specifiche situazioni.
Se lasciati fare, i genitori faranno quel che riterranno più opportuno ma non è detto che mettano in pratica una modalità che faciliterà VOI ed I BAMBINI al rientro in classe!

I bambini dell’infanzia necessiteranno di spiegazioni sul “perché la scuola è chiusa” e se durante il lockdown era difficile da spiegare (tanto che sono stati prodotti centinaia di video e favole per facilitare la comprensione), state certi che spiegare la quarantena di una sola classe è altrettanto difficile senza cadere nel “tizio è positivo e quindi siamo tutti a casa” che, per quanto vero, rischia di essere riduttivo e pericolosamente lineare.

Voi genitori: se poteste spiegare ai bambini quello che sta succedendo  utilizzando uno strumento prodotto dalle maestre (un video, un testo da leggere o delle linee guida da poter seguire) riuscireste probabilmente a ridurre i rischi di attivazione del circolo vizioso stigma/colpa/vergogna/rabbia.
Fidatevi degli insegnanti ed aiutateli a mantenere il contesto scolastico sereno il più possibile per i vostri figli.

Come sempre, per aiutare i bambini serve supportare gli adulti che li circondano e come sempre insegnanti e genitori sono in primissima linea.

dott.ssa Paola Marangio
psicologa psicoterapeuta
paolamarangio@gmail.com

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